Categoria: Forever Young

Forever Young – La storia dei talenti spariti (quasi) nel nulla (parte II)

Alessandro Iannuzzi sui campi di provincia romani
Alessandro Iannuzzi sui campi di provincia romani

Torniamo ad occuparci di giovani talenti che non hanno avuto fortuna, anche per dargli il giusto tributo e magari rievocare nomi e volti che sembravano dover spaccare il mondo ma poi hanno dovuto cedere il passo ad altri giocatori. I cinque che seguono sono i primi che mi sono venuti in mente stamattina.

Adu baciato da Pelé
Adu baciato da Pelé

Freddy Adu, il bambino prodigio – Il campionato di calcio americano non è mai stato il massimo, anche se in passato ha ospitato stelle come Pelè, Beckenbauer e Matthaeus. I migliori talenti statunitensi generalmente partono dalla MLS e poi arrivano in Europa: uno che sembrava destinato a grandi palcoscenici è senz’altro Freddy Adu, che esordisce a soli 14 anni nel massimo campionato degli USA. Centrocampista di origine ghanese e dai piedi buoni, con i D.C. United colleziona 87 presenze ed 11 gol prima di passare al Salt Lake City. Ha ancora 19 anni quando tenta il grande salto nel Benfica, dove si ritaglia un piccolo spazio ed esordisce in Champions. Si tratta dell’ultimo acuto: esordisce in nazionale ma sparisce a livello di club, totalizzando poche apparizioni con le maglie di Monaco, Belenenses, Aris Salonicco e Caykur Rizespor. Dopo una stagione da protagonista a Philadelphia viene ingaggiato dal Bahia, dove gioca di nuovo poco. Attualmente, a soli 25 anni, è svincolato.

Choutos a Roma
Choutos a Roma

Lampros Choutos, la riserva di lusso – Fa sfracelli nella primavera della Roma ed a soli 16 anni, nel 1996, entra in campo al posto di Totti esordendo in Serie A contro il Napoli. In quattro stagioni e mezzo disputa però poche partite, e questo veloce attaccante viene ceduto all’Olympiakos. In patria Choutos vive il momento migliore della carriera, vincendo quattro campionati di fila e pur non giocando moltissimo segna 22 gol in totale, conquistando pure la maglia della nazionale ellenica. L’Inter lo ingaggia a paramentro zero nel 2004: sembra il momento giusto per la svolta, ma in realtà Choutos imbocca una parabola discendente che lo porta in prestito a Bergamo, Maiorca e Reggio Calabria senza giocare mai con continuità. Nel 2006-07 torna in nerazzurro e vince lo Scudetto, scendendo in campo però una sola volta. Dopo una stagione positiva al Panionios (12 gol) ed una negativa al PAOK Salonicco (zero reti), chiude la carriera a soli 31 anni con la maglia del Pescina Valle del Giovenco, Lega Pro. Attualmente milita nella formazione delle vecchie glorie interiste, disputando partite di beneficenza.

Koetting
Il biondissimo Koetting

Giovanni Koetting, il Platini mancato – Classe ’62, Koetting è un centrocampista esterno di grande classe che la Juventus si ritrova in casa. Di origine fiamminghe, il ragazzo fa la sua gavetta con Udinese e SPAL prima di tornare all’ovile bianconero: in tre stagioni però scende in campo poche volte come sostituto dei titani Platini e Boniek. Vince Scudetto, Coppa Italia, Coppa dei Campioni, Supercoppa Europea e Coppa delle Coppe, ma per dargli la possibilità di giocare da titolare la Juve lo cede all’Ancona in Serie C. Dopo due stagioni, peraltro niente male, Koetting dice basta: sfumato un trasferimento alla Pro Vercelli preferisce restare a casa e giocare nei dilettanti con le casacche di Ivrea e Rivarolese pur di non cambiare regione, prima di intraprendere per un breve periodo la carriera di allenatore. Si ritira praticamente a soli 26 anni. Attualmente lavora in banca.

Iannuzzi al Milan
Iannuzzi al Milan

Alessandro Iannuzzi, l’aquila dall’ala spezzata – Gioiello delle giovanili della Lazio, Iannuzzi cresce in quel vivaio che sforna Nesta, Di Vaio e Roma. Esordisce nella stagione 1995-96, e si mette in luce con un bel gol su punizione allo scadere in una sfida contro il Torino. Centrocampista di ottima tecnica, Iannuzzi sembra lanciato verso una carriera importante: vince la Coppa Italia a Vicenza, segnando nella finale contro il Napoli, poi viene girato per un altro di prestito a Lecce. In Puglia purtroppo inizia un calvario di infortuni che ne minano la carriera. Il Milan decide comunque di puntare su di lui, ma a Milanello non si riprende e passa lunghi anni in prestito ed in provincia scendendo sempre di categoria e giocando poco. Nel 2001 passa al Messina, dove gioca bene, ma i guai fisici non gli danno tregua: a soli 30 anni si ritrova in Serie C (Teramo), prima di concludere la carriera in piccole squadre di Roma e provincia. Nel 2010-11 gioca nel Pianoscarano prima di diventare allenatore nelle giovanili di Pro Calcio Sabina e Lazio. Conta, tra mille rimpianti, una presenza ed un gol nella Nazionale Under-23.

Puzone a Napoli
Puzone a Napoli

Pietro Puzone, l’amico di Maradona – Nato ad Acerra nel ’63, il centrocampista Puzone cresce nel vivaio del Napoli ed esordisce in Serie A a 19 anni. La gavetta con le casacche di Cavese ed Akragas procede a gonfie vele e nel 1984 torna nella formazione partenopea in concomitanza con l’arrivo del Pibe de Oro. Ma spazio per Puzone non c’è: il ragazzo viene girato in prestito per due stagioni a Catania, dove gioca da titolare con ottimi risultati. Nei brevi periodi passati a Napoli diventa grande amico di Maradona, ma in campo non si vede mai: nell’anno del primo Scudetto campano, poco prima di tornare in Sicilia, compare anche nel film di Nino D’Angelo dedicato ai tifosi azzurri, Quel Ragazzo della Curva B. Dopo due stagioni allo Spezia e nell’Ischia Isolaverde, si ritira a soli 27 anni.

Forever Young – La storia dei talenti spariti (quasi) nel nulla (parte I)

Nii Lamptey con la casacca dell'Aston Villa
Nii Lamptey con la casacca dell’Aston Villa

Entrano nei pulcini ed il mister non ha dubbi: “Ha la stoffa”. La loro carriera nelle giovanili è un susseguirsi di elogi, tornei vinti e coppette nella bacheca, sognando un futuro in un top club. E poi? Ci sono mille motivi per i quali un giocatore non riesce a concretizzare le aspettative dell’età più verde. In questa rubrica vi presentiamo coloro che non ce l’hanno fatta, e spesso si tratta di storie incredibili.

Lamptey campione mondiale U-17
Lamptey campione mondiale U-17

Nii Lamptey, il Pelè mancato – Nel 1991 il Ghana si aggiudica i Mondiali Under-17 disputatisi in Argentina. Le piccole stelle finiscono subito sotto la luce dei riflettori: per talenti come Kuffour, Gargo e Duah si aprono le porte dei campionati professionistici europei, ma a distanza di anni a rimanere indietro – sparendo quasi nel nulla – è proprio il giocatore che a fine torneo viene premiato come miglior giocatore, Nii Lamptey. Ed in quel torneo scesero in campo pure Del Piero e Veron, per dire. Alle Olimpiadi del 1992 il Ghana continua a stupire, conquistando il bronzo, e Lamptey gioca da Dio, tanto che un certo Pelè dichiara di vedere in lui il suo erede naturale. La benedizione purtroppo non ha riscontro nella carriera di Lamptey: gli esordi con le maglie di Anderlecht e PSV sono buoni, ma poi si perde nell’Aston Villa e nel Coventry. Il Venezia lo porta in laguna, ma l’attaccante ghanese gioca poco (5 match nel 1996-97) e di lì a poco inizia un infinito tour di rimpianti che lo vede non-protagonista in Argentina, Turchia, Portogallo, Germania, Cina, Arabia Saudita ed infine in patria. Dal 1996 in poi il Ghana non lo convoca nemmeno più in nazionale. Si ritira nel 2008 ed attualmente cerca di costruirsi una carriera come allenatore.

BERNACCI
Bernacci, poco feeling a Bologna

Marco Bernacci, talento incompreso – Attaccante alto ed esile, il pennellone Bernacci si rivela il miglior prodotto di casa Cesena. Gioca oltre 100 partite in bianconero, segnando 26 gol ed attirando l’attenzione dei club del piano di sopra. Nel 2008 chiude la stagione con 16 reti con la casacca dell’Ascoli e viene ingaggiato dal Bologna, in Serie A, dopo aver dichiarato che non avrebbe mai continuato la carriera in una squadra rivale del suo amato Cesena. La prima annata rossoblu è da dimenticare: chiuso da Di Vaio, Marazzina ed Osvaldo segna solo una rete e finisce nel dimenticatoio, patendo uno scarso feeling con l’ambiente. Torna ad Ascoli, che detiene metà del suo cartellino, riprende a segnare e gli viene data una seconda chance nella massima serie quando viene preso dal Torino. Ma succede che… Bernacci decide di prendersi un anno sabbatico, rinunciando persino allo stipendio. Si parla di depressione, ma lui dichiara che non ha semplicemente più voglia di giocare. La stagione dopo però gli passa, ma anche il treno buono è passato: girovaga nelle serie inferiori senza segnare troppo, ed attualmente milita nel Bellaria Igea Marina, in Lega Pro.

POVES
Poves a Gijon

Javi Poves, il ribelle – Essere una star del calcio è il sogno di tutti: denaro, successo e la possibilità di esibirsi davanti a platee sconfinate semplicemente svolgendo la propria mansione preferita, che sia parare o fare gol. O no? Per Javi Poves no, il calcio è una questione lontana dagli impicci e gli imbrogli della modernità. Cresce nelle giovanili dell’Atletico Madrid. Difensore di buon talento, nel 2008 viene preso dallo Sporting Gijon ed esordisce in prima squadra dopo la gavetta nella formazione B. Ma Javi Poves, a 24 anni, decide di appendere gli scarpini al chiodo. Il motivo? Dichiara di essere nauseato dal business che ruota attorno al calcio, a sua detta tutto un giro di denaro e corruzione. Negli anni precedenti si era rifiutato di ricevere lo stipendio tramite transazioni bancarie, proprio perché contrario a queste istituzioni. Insomma, un vero e proprio partigiano che si è ribellato alle follie del calcio moderno.

Vallerini, foto tratta da Laziowiki.org
Vallerini, foto tratta da Laziowiki.org

Victor Claudio Vallerini, dagli scarpini alla tonaca – Classe ’73, il brasiliano Vallerini è una promessa del vivaio della Lazio, che di lì a poco sfornerà campioni come Nesta e Di Vaio. Ha classe da vendere e per lui si profila un possibile futuro da professionista, ma nel 1992 decide di lasciare lo sport ed entrare in seminario. La sua carriera ecclesiastica dura circa dieci anni: nel settembre del 2002, a quasi trent’anni, Vallerini appende il colletto bianco al chiodo e torna sui suoi passi, lasciandosi alle spalle le sagrestie per tornare sui campi da gioco. Viene ingaggiato dal Camaiore, campionato d’Eccellenza, fa notizia ma in seguito non se ne parla più. Chissà se, ripensando ai suoi trascorsi nelle giovanili biancocelesti, ogni tanto non si immagini di scendere in campo all’Olimpico a fianco di Signori e Casiraghi, sotto la guida di Zeman.

Sarno in maglia reggina
Sarno in maglia reggina

Vincenzo Sarno, il bambino prodigio – Il Torino nota un piccolo campione a Secondigliano: si chiama Vincenzo Sarno, qualcuno lo paragona a Maradona – che fantasia – e la società granata sborsa 180 milioni di lire per portarlo in Piemonte. Ma Vincenzo non si ambienta, e ci può stare: l’interesse mediatico cala, e le aspettative su Sarno rimangono sospese. Nel 2002 entra nelle giovanili della Roma, si affaccia al professionismo con la maglia della Sangiovannese ed inizia una carriera di medio profilo in Serie B e Lega Pro. Attualmente milita nel Foggia, dopo aver contribuito alla promozione in Serie B della Virtus Entella nella passata stagione. Non è diventato Maradona, ma perlomeno non si è perso per strada: questo è il rischio che corrono i giovanissimi campioni che vengono messi sotto pressione.