Torniamo ad occuparci di giovani talenti che non hanno avuto fortuna, anche per dargli il giusto tributo e magari rievocare nomi e volti che sembravano dover spaccare il mondo ma poi hanno dovuto cedere il passo ad altri giocatori. I cinque che seguono sono i primi che mi sono venuti in mente stamattina.
Freddy Adu, il bambino prodigio – Il campionato di calcio americano non è mai stato il massimo, anche se in passato ha ospitato stelle come Pelè, Beckenbauer e Matthaeus. I migliori talenti statunitensi generalmente partono dalla MLS e poi arrivano in Europa: uno che sembrava destinato a grandi palcoscenici è senz’altro Freddy Adu, che esordisce a soli 14 anni nel massimo campionato degli USA. Centrocampista di origine ghanese e dai piedi buoni, con i D.C. United colleziona 87 presenze ed 11 gol prima di passare al Salt Lake City. Ha ancora 19 anni quando tenta il grande salto nel Benfica, dove si ritaglia un piccolo spazio ed esordisce in Champions. Si tratta dell’ultimo acuto: esordisce in nazionale ma sparisce a livello di club, totalizzando poche apparizioni con le maglie di Monaco, Belenenses, Aris Salonicco e Caykur Rizespor. Dopo una stagione da protagonista a Philadelphia viene ingaggiato dal Bahia, dove gioca di nuovo poco. Attualmente, a soli 25 anni, è svincolato.
Lampros Choutos, la riserva di lusso – Fa sfracelli nella primavera della Roma ed a soli 16 anni, nel 1996, entra in campo al posto di Totti esordendo in Serie A contro il Napoli. In quattro stagioni e mezzo disputa però poche partite, e questo veloce attaccante viene ceduto all’Olympiakos. In patria Choutos vive il momento migliore della carriera, vincendo quattro campionati di fila e pur non giocando moltissimo segna 22 gol in totale, conquistando pure la maglia della nazionale ellenica. L’Inter lo ingaggia a paramentro zero nel 2004: sembra il momento giusto per la svolta, ma in realtà Choutos imbocca una parabola discendente che lo porta in prestito a Bergamo, Maiorca e Reggio Calabria senza giocare mai con continuità. Nel 2006-07 torna in nerazzurro e vince lo Scudetto, scendendo in campo però una sola volta. Dopo una stagione positiva al Panionios (12 gol) ed una negativa al PAOK Salonicco (zero reti), chiude la carriera a soli 31 anni con la maglia del Pescina Valle del Giovenco, Lega Pro. Attualmente milita nella formazione delle vecchie glorie interiste, disputando partite di beneficenza.
Giovanni Koetting, il Platini mancato – Classe ’62, Koetting è un centrocampista esterno di grande classe che la Juventus si ritrova in casa. Di origine fiamminghe, il ragazzo fa la sua gavetta con Udinese e SPAL prima di tornare all’ovile bianconero: in tre stagioni però scende in campo poche volte come sostituto dei titani Platini e Boniek. Vince Scudetto, Coppa Italia, Coppa dei Campioni, Supercoppa Europea e Coppa delle Coppe, ma per dargli la possibilità di giocare da titolare la Juve lo cede all’Ancona in Serie C. Dopo due stagioni, peraltro niente male, Koetting dice basta: sfumato un trasferimento alla Pro Vercelli preferisce restare a casa e giocare nei dilettanti con le casacche di Ivrea e Rivarolese pur di non cambiare regione, prima di intraprendere per un breve periodo la carriera di allenatore. Si ritira praticamente a soli 26 anni. Attualmente lavora in banca.
Alessandro Iannuzzi, l’aquila dall’ala spezzata – Gioiello delle giovanili della Lazio, Iannuzzi cresce in quel vivaio che sforna Nesta, Di Vaio e Roma. Esordisce nella stagione 1995-96, e si mette in luce con un bel gol su punizione allo scadere in una sfida contro il Torino. Centrocampista di ottima tecnica, Iannuzzi sembra lanciato verso una carriera importante: vince la Coppa Italia a Vicenza, segnando nella finale contro il Napoli, poi viene girato per un altro di prestito a Lecce. In Puglia purtroppo inizia un calvario di infortuni che ne minano la carriera. Il Milan decide comunque di puntare su di lui, ma a Milanello non si riprende e passa lunghi anni in prestito ed in provincia scendendo sempre di categoria e giocando poco. Nel 2001 passa al Messina, dove gioca bene, ma i guai fisici non gli danno tregua: a soli 30 anni si ritrova in Serie C (Teramo), prima di concludere la carriera in piccole squadre di Roma e provincia. Nel 2010-11 gioca nel Pianoscarano prima di diventare allenatore nelle giovanili di Pro Calcio Sabina e Lazio. Conta, tra mille rimpianti, una presenza ed un gol nella Nazionale Under-23.
Pietro Puzone, l’amico di Maradona – Nato ad Acerra nel ’63, il centrocampista Puzone cresce nel vivaio del Napoli ed esordisce in Serie A a 19 anni. La gavetta con le casacche di Cavese ed Akragas procede a gonfie vele e nel 1984 torna nella formazione partenopea in concomitanza con l’arrivo del Pibe de Oro. Ma spazio per Puzone non c’è: il ragazzo viene girato in prestito per due stagioni a Catania, dove gioca da titolare con ottimi risultati. Nei brevi periodi passati a Napoli diventa grande amico di Maradona, ma in campo non si vede mai: nell’anno del primo Scudetto campano, poco prima di tornare in Sicilia, compare anche nel film di Nino D’Angelo dedicato ai tifosi azzurri, Quel Ragazzo della Curva B. Dopo due stagioni allo Spezia e nell’Ischia Isolaverde, si ritira a soli 27 anni.